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Fermate la demolizione del gerontocomio di Nardò

L’Istituto per anziani a Nardò (Lecce), da tempo abbandonato, è minacciato di imminente demolizione, a seguito di una deliberazione della locale amministrazione comunale, nonostante le molte proteste sollevate da tale decisione - vedi:   https://www.portadimare.it/news/cronaca/30459-pdf-abbattimento-del-gerontocomio-ecco-le-carte-che-serviranno-nel-silenzio-delle-locali-archistar

L'edificio è il frutto di un interessante progetto degli anni ’70 del secolo scorso – a suo tempo assai innovativo, realizzato con l’apporto degli ingegneri Renato Angeloni e Giancarlo Vaccher – firmato dall’architetto pugliese Raffaele Panella (1937-2016), figura insigne di docente universitario, con una lunga e prestigiosa carriera presso l’Università Iuav di Venezia, prima, e presso la facoltà di architettura della Sapienza Università di Roma, poi, dove è stato anche un apprezzato direttore di dipartimento.

Si tratta di un’opera ragguardevole, d’ispirazione razionalista e molto influenzata dal magistero di Le Corbusier, realizzata a seguito di un progetto ancora più vasto e ambizioso che rimase peraltro parzialmente incompiuto, finalizzata ad ospitare - secondo le parole del progettista - “un aggregato di attrezzature rivolte ai singoli aspetti della domanda medico-assistenziale per gli anziani, ma con un notevole grado di integrazione e flessibilità, tali da configurare un servizio urbano unitario”. 

Riccarda Cantarelli (in: Raffaele Panella, L’Architettura del molteplice, Il Poligrafo, Padova, 2012) lo descrive così: “Il Gerontocomio ha un’espressione architettonica forte, è composto da una doppia
struttura all’interno della quale sono separati e collegati da veri e propri ponti gli ambienti del fronte nord e sud. Lo spazio tra i due fronti è riempito da una vela inclinata di 45°, che dona dinamicità all’edificio e permette un ingresso di quantità notevole di luce naturale, creando anche dei collegamenti visivi dei diversi livelli”.
Il progetto di Nardò si inquadra nell’arco dei lavori svolti da Raffaele Panella negli anni ‘70 in Puglia e Lucania, spesso svolti nell’ambito del laboratorio Polis, cui collaborarono anche Ferruccio Orioli e Aldo Musacchio, un gruppo di giovani operatori culturali particolarmente impegnato nel rilancio civile del Mezzogiorno d’Italia.
Purtroppo l’opera realizzata a Nardò fu ben presto lasciata inutilizzata e abbandonata a un triste destino di degrado. Nonostante numerose proposte di riuso e riattivazione, la fatiscenza e l’abbandono sono proseguiti fino ad oggi, talché l’attuale amministrazione comunale di Nardò ne ha deliberato la demolizione.
E’ peraltro innegabile che si tratti di una testimonianza di architettura moderna di non poco momento, legata a una figura di architetto non molto nota al grande pubblico ma di sicuro rilievo nel panorama dell’architettura italiana contemporanea, che racconta inoltre una vicenda sociale di
particolare interesse del nostro Mezzogiorno.

In virtù di tali motivazioni, sin dal 2016 quest’opera di Raffaele Panella è stata inserita nel Censimento nazionale delle architetture del secondo Novecento promosso dal Ministero della Cultura, ed è stata in questo ambito selezionata ai fini di successive disposizioni di tutela e
salvaguardia quale opera di interesse storico-artistico (si veda: http://
architetturecontemporanee.beniculturali.it/architetture/).
In considerazione di quanto sopra elencato, riteniamo sarebbe opportuno verificare attentamente l’effettiva recuperabilità dell’edificio e considerare prioritariamente la sua salvaguardia e un suo possibile recupero e riuso a scopi pubblici, riaprendo il più volte invocato processo virtuoso di
riqualificazione dell’edificio stesso e dell’area urbana su cui insiste.
Pertanto auspichiamo vivamente che si possa riconsiderare l’iter avviato, approfondendo invece la praticabilità di tutte quelle azioni necessarie per il recupero strutturale e architettonico dell’opera e per il suo riuso a fini collettivi, reimmettendola nel circuito degli usi urbani con la riqualificazione di tutta l’area adiacente, in coerenza con i principi originari del progetto, finalizzato in primis a svolgere un importante ruolo di catalizzatore urbano.

Primi firmatari:

Benno Albrecht, rettore Università Iuav di Venezia, Alessandra Capuano direttrice DiAP, Sapienza Università di Roma, Orazio Carpenzano, preside Sapienza Università di Roma, Carlo Moccia, direttore Dip. ArCoD Politecnico di Bari, Renato Bocchi (Iuav), Riccarda Cantarelli (Iuav), Armando Dal Fabbro (Iuav), Paola Veronica Dell'Aira (UniRoma1), Carlo Magnani (Iuav), Paolo Merlini (Iuav), Luca Monica (PoliMi), Sergio Pace (PoliTo), Lorenzo Pietropaolo (PoliBa), Giuseppe Radicchio (PoliBa), Manuela Raitano (UniRoma1), Stefano Rocchetto (Iuav), Piero Ostilio Rossi (UniRoma1), Roberto Secchi (UniRoma1), Vittorio Spigai (Iuav), Margherita Vanore (Iuav), Paola Cavallini, Stefano Ciacci, Stefano Della Santa, Piero Falchetta, Francesco Magnani, Achille Paianini, Giandomenico Pedretti, Gastone Primari, Gemma Radicchio, Marisa Scarso, Fabio Scasso, Clara Tarca, Marinella Topi

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